Marine Le Pen, oggi la prova decisiva: è pronta per la corsa all'Eliseo (2024)

diStefano Montefiori

L'erede del neofascismo francese sta per cogliere un successo che il padre Jean-Marie forse non si era neppure mai sognato nelle stanze della villa di Montretout

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI — La famiglia Le Pen, e dunque il Rassemblement national, non è mai stata così vicina a conquistare il potere come oggi. Stasera il delfino Jordan Bardella sarà con ogni probabilità il trionfatore del primo turno, e il 7 luglio potrebbe davvero diventare primo ministro, con la mentore Marine Le Pen pronta ad affiancarlo all’Eliseo quando si voterà, nel 2027, sempre che Emmanuel Macron non si dimetta prima. Il clan Le Pen è a un passo dal traguardo che sembrava lontanissimo, quando la corsa è cominciata.
È una storia che vede politica e famiglia incrociarsi da quando l’ex paracadutista reduce dell’Algeria Jean-Marie Le Pen nel 1972 fonda il Front National assieme a, tra gli altri, Léon Gaultier, ex membro delle Waffen SS, Pierre Bousquet, ex componente della divisione SS Charlemagne, e l’altro collaborazionista del Reich Victor Barthélemy, aguzzino volontario della retata del Vél d’Hiv.

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Di questo terribile atto di nascita la bambina Marine Le Pen non sa niente quando si sveglia nella notte tra il 1° e il 2 novembre 1976, sente il freddo entrare nelle camere senza più muri dove fino a un istante prima dormiva con le sorelle Marie-Caroline e Yann, mentre suo padre Jean-Marie grida dal piano di sotto «bambine, siete vive?». L’appartamento parigino dei Le Pen e altre 12 case sono distrutte dall’esplosione di 20 chili di dinamite piazzati sul loro pianerottolo, tra i sei feriti c’è un neonato che vola dal quinto piano assieme al materasso del lettino e atterra in cortile rompendosi solo un braccio. I giornali dell’epoca lo chiamano «il miracolo di Ognissanti», ed è il più brutale battesimo alla politica possibile per Marine Le Pen: «Avevo otto anni. La sera prima mi sono addormentata come ogni altra bambina della mia età — scrive nell’autobiografia del 2006, A contre flots («Controcorrente») —. Ma al risveglio non sono più una bambina come le altre. So che vogliono uccidere mio padre, e per molti oltretutto siamo vittime che si meritano il loro destino. (...) Capisco che non siamo una famiglia normale, e questa consapevolezza mi accompagnerà per tutta la vita».

L’attentato non viene rivendicato, sembra opera di terroristi con motivazioni politiche ma un’altra pista porta a una possibile vendetta per l’eredità del miliardario del cemento Hubert Lambert, depresso e malato, che tra tanti amici e pretendenti ha scelto Jean-Marie Le Pen come beneficiario della sua immensa fortuna. Tra i molti beni ricevuti da Lambert, Jean-Marie Le Pen ottiene anche il maniero di Montretout, sulle alture di Saint-Cloud, sopra Parigi, dove la famiglia è costretta a riparare subito dopo l’esplosione nella casa parigina.

All’inizio la moglie Pierrette e le bambine non sono contente, anzi si dichiarano disgustate da quell’edificio immenso e un po’ lugubre segnato ancora dall’odore della morte e dalle lenzuola usate del finanziatore alcolizzato, sfinito da una lunga agonia.

Ma una volta rinnovato Montretout diventerà il cuore della famiglia Le Pen e quindi anche del progetto politico del Front poi Rassemblement, in un continuo gioco di tradimenti personali che sono anche politici, e non si capisce mai quale dimensione prevalga.

Montretout è il luogo dove Jean-Marie resta solo con le figlie quando la moglie Pierrette lo lascia tra insulti reciproci e servizi fotografici di ripicca su Playboy, è il grande teatro delle dinamiche famigliari che vedono il patriarca giocare con la rivalità delle figlie, proprio come Logan Roy nella serie Succession, qualche volta suggerendo a Marie-Caroline che l’erede politica sarà lei, qualche altra preferendo la più piccola di casa, Marine, o più raramente Yann, che però pensa ad altro e si mette a fare l’animatrice al Club Med. Montretout è anche il luogo dove il 21 aprile 2002, intorno alle 19, un’ora prima dell’annuncio dei clamorosi risultati del primo turno delle presidenziali, Marine Le Pen entra nell’ufficio del padre, che seduto in poltrona le fa l’occhiolino: «Credevo fosse solo un segno di complicità, prima di capire, incredula, che ce l’avevamo fatta: papà era al secondo turno!». E Lionel Jospin eliminato.

Le vicende successive, il distacco dal padre Jean-Marie imbarazzante negazionista, le liti e le ricomposizioni con le sorelle e con la nipote Marion Maréchal, hanno sempre avuto al centro Montretout. Che Marine alla fine lascerà, tra mille dissidi politici certo, solo quando nell’estate 2014 i due bulldog del padre sbraneranno la sua gattina Artémis.

Oggi Jean-Marie Le Pen vive ancora a Montretout. Ha 95 anni, è debole e malato, sotto tutela giuridica, e forse non si rende neppure conto dell’impresa che sta riuscendo alla figlia. Jordan Bardella è entrato nella famiglia Le Pen e quindi nei vertici del RN grazie all’ormai ex fidanzata Nolween Olivier, figlia di Marie-Caroline, sorella di Marine. Una delle questioni personali, e ancora una volta politiche, dei prossimi anni sarà la fedeltà — o meno — dell’enfant prodige al clan di Montretout.

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30 giugno 2024 ( modifica il 30 giugno 2024 | 19:49)

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